Retrospettiva di Reid Wood 1970-2024
“Tempo sospeso / Segni e tracce di un immaginario in/Visibile”
"Suspended time/ Signs and traces of a imaginary in/visible"
Presentazione di Sandro Bongiani, Salerno, 29 luglio 2024
Per l’artista americano Reid Wood vi è l’attenzione a una pratica che si propone di raccontare quel che accade non smettendo - per dirla con Michel Foucault - di comprendere il mondo e il funzionamento di certi discorsi all'interno dell’attuale società. Ciò accade con il pensiero attivo marginale, in un’area di ricerca che preferisce collocarsi al di fuori dai circuiti ufficialmente deputati all'arte, preferendo i processi, e il dialogo in un fluire di esperienze e accadimenti senza impedimenti e costrizioni. Per diverso tempo l’attività di Reid Wood è stata ancorata a una forma di creatività resistente generata dal dato reale e poi stravolta da una visionarietà insistente che definisce inconsueti e nuove presenze apparentemente tra loro incompatibili. Un territorio sospeso, in un punto cieco d’incontro verso l’immaginazione. Una sorta di eterotopia radente della nostra contemporaneità in cui l’invenzione ha il sopravvento.
Nella visione di Foucault le eterotopie inquietano perché minano le certezze nel tentativo di dare un senso diverso alla vita. Rimane sotteso che nella sua ricerca il concetto di eterotopia, viene forgiato sul reale e non indagato passivamente in ambienti privi di localizzazione effettiva come nel caso dell’utopia. Foucault contrappone le utopie alle eterotopie scrivendo: «Le utopie consolano mentre le eterotopie inquietano perché minano segretamente il linguaggio, contestano i luoghi comuni correlandosi allo spazio esteriore sia nella forma dell'illusione sia nella forma della compensazione. Anche nell’arte vi è la stessa strategia a comprendere il mondo utilizzando strumenti che possano mettere in moto momenti di eterotopia condivisa.
Sospensione e tempo invisibile contraddistinguono il suo lavoro di ricerca. Assecondando il concetto base dell’eterotopia, l’artista americano ci consegna una visione del tutto nuova e originale della realtà, contrassegnato da un tempo sospeso e da tracce e segni di un immaginario invisibile divenuto ormai “non luogo del reale”. Non si tratta semplicemente di pura e semplice fotografia, perché la fotografia ritrae la pelle della realtà del mondo esterno, gli oggetti, le cose, mentre in queste opere si rappresenta qualcosa che non è presente, un mondo nascosto s/velato attraverso frammenti fotografici e alterato per mezzo l’elaborazione digitale operata volutamente dall’artista. Reid Wood lavora utilizzando la fotografia e la stampa digitale approdando al teatro dell'eterotopia trascorrente, tra spazio esteriore e spazio mentale divenuto ora essenza e riflessione creativa.
Questa particolare forma di indagine con la realtà nasce da un atteggiamento libero tra oggettualità e immaterialità, in una proficua commistione di elementi grafici e coloristici che di fatto alterano il normale rapporto delle cose trasformandosi in qualcosa di diverso che non è mai esistito. Le sue sono particolari riflessioni che Wood fa in considerazione di questo anestetizzato e precario contesto sociale carico di grande incertezza in cui si confezionano soltanto allusioni e delusioni.
Le prime opere di Wood risalgono agli anni 70 una serie di collage digitali per poi procedere verso il 2006 pubblicando su “havent-gardeart.blogspot.com”, un’opera al giorno che ha chiamato “Artifact” (artefatto), indicando nella stessa opera il giorno il mese e l’anno di esecuzione dell’opera (la prima opera pubblicata ufficialmente su tale blog risale al 22 ottobre del 2006). Dal 2006 a oggi ha creato ogni giorno un nuovo lavoro digitale “artefatto” con risultati creativi e immaginativi decisamente sorprendenti. Un qualcosa che ci sfugge e resta in/sospeso tra il presente e il momento dell’invenzione. Il risultato ottenuto nel tempo è aver prodotto una visione destrutturata e nel contempo definita in modo più mentale che attraverso l’uso di oggetti e situazioni concorrono a dar forma a una rappresentazione di tipo immaginifico del tutto nuova, definita da frammenti di spazi contrassegnate da tracce di senso “sospeso”, che a mezz’aria si rincorrono in attesa di essere finalmente percepite.
Una ricerca indagata a tutto campo su “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in Wood la proposta convincente di una ricerca volutamente di confine in un particolare campo di azione svolto tra fotografia e rappresentazione poetica, come spartiacque al modo omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte. Ora, sta solo allo spettatore poter decifrare, senza impedimenti e costrizioni, ciò che è stato rappresentato in modo visionario nell’opera.