Sala 20

RAY JOHNSON PROJECT / Amazon, 1987

Biografia

Presentazione

 Ray Johnson Project "RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI"

Sono trascorsi già 60 anni da quando l'artista americano Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d'arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l'inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero, al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell'arte.

Di origine finlandese, era nato a Detroit nel Michigan, il 16 ottobre 1927. Tra il 1944 e il 1945 aveva studiato presso la "Art Students League" di New York e dal 1945 al 1948 aveva seguito il corso di pittura con Josef Albers al Black Mountain. In quel contesto aveva conosciuto Ilya Bolotowsky, Lyonel Feininger, Robert Motherwel, Kooning, Merce Cunningham e John Cage. Successivamente, nel 48, si era trasferito a New York iniziando una produzione di opere geometriche aderendo così al "Gruppo degli Artisti Astratti Americani", conoscendo personalità come Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Andy Warhol ed esponendo con artisti importanti come Ad Reinhardt. I suoi primi lavori consistevano in operazioni di matrice geometrica-astratta influenzati in quel periodo dalle "teorie sulla relatività del colore" di Albers. A metà degli anni '50, approdando al Dada decise di abbandonare la precedente pittura geometrica e dedicarsi al collage, producendo centinaia di piccoli lavori che chiamò "moticos", quasi una sorta di "Pop Art" anticipatrice delle ricerche che a distanza di qualche anno verranno messe in campo con successo da Leo Castelli con il gruppo storico americano. Sono di questo periodo le opere ispirate a personaggi come Elvis Presley o Marilyn Monroe. Precursore e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato ed eremita dell'arte americana, spesso viene associato al gruppo Fluxus per il carattere solitamente minimal-concettuale dei suoi progetti; il gruppo Fluxus è stato un vivace movimento internazionale che in quel periodo si distinse per una serie di azioni e interventi a carattere neodadaista. Dobbiamo segnalare che Ray Johnson non ha mai fatto parte del "Fluxus", ma ha comunque condiviso le stesse problematiche e " l'underground" prettamente sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento.

Nei primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l'Arte Postale), combinando oggetti trovati con fumetti, pubblicità, lettere e anche pittura e colore. Diceva che " amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi". Nasceva così l'arte postale, la Mail Art, divenendo essenzialmente "operazione artistica in progress" di scambi tra individui scavalcando le figure istituzionali del critico e del gallerista d'arte contemporanea. Una forma artistica del tutto nuova nonostante da tempo si erano avute le prime avvisaglie da una parte dell'avanguardie storiche come le operazioni dei futuristi e dei dadaisti. Infatti, agli inizi del Novecento diversi artisti avevano iniziato a inviare Cartoline Postali e disegni utilizzando il mezzo postale, tra questi ad esempio il futurista Cangiullo, Giacomo Balla, Fortunato Depero e persino P. Klee che utilizzò il mezzo postale per le sue missive artistiche, vedi la cartolina indirizzata a Gabriele Munter, nel 1913, conservata a Monaco. Si può anche citare una cartolina fotografica in bianco e nero di Milano sulla quale Filippo Tommaso Marinetti era intervenuto con scritte a penna. Recentemente bisogna anche ricordare il lavoro di un artista contemporaneo come Alighiero Boetti che ha fatto largo uso del mezzo producendo un'ingente quantità di lavori postali; fin dalla fine degli anni sessanta Boetti ha scritto e spedito migliaia di buste contenenti frammenti di altri lavori. Ci preme sottolineare l'attivismo di tanti artisti sparsi in tutto il mondo a essere parte significativa di questo particolare circuito artistico. Si racconta che Ray Johnson negli anni 60 era già considerato uno degli artisti americani più influenti del suo tempo e nonostante tutto il più sconosciuto di New York. All'inizio di questa particolare avventura non sappiamo se si era reso veramente conto dell'innovazione rivoluzionaria che stava apportando all'interno dell'arte cosiddetta contemporanea. Oggi, ci appare uno dei personaggi più influenti della Mail Art e nel contempo un grande pioniere solitario dell'arte visuale. Trasferitosi da New York a Locust Valley a Long Island, continuò a produrre opere di mail art consolidando un complesso sistema internazionale di comunicazione artistica incentrato su contatti postali strutturati su una ramificata rete diversificata con diverse centinaia di corrispondenti "abituali" e anche "non consapevoli", influenzando di fatto il futuro dell'arte e divenendo altresì il punto di riferimento per nuove generazioni di giovani artisti. Johnson ha sempre preferito lavorare su piccoli formati, precludendosi così l'appoggio del grande mercato dell'arte ufficiale, rifiutando spesso di esporre o vendere il proprio lavoro. Del resto, il mercato dell'arte preferisce le grandi dimensioni e una produzione creata appositamente per essere "mercificata" in senso commerciale, e quindi, poco interessato a diffondere e difendere concretamente i suoi piccoli lavori considerati in quel tempo "poca cosa". Nel 1995, precisamente il 13 gennaio, il corpo di Ray Johnson fu trovato galleggiare senza vita in una baia di Sag Harbor, NY. Le circostanze in cui è morto sono ancora poco chiare e assai misteriose. In questi ultimi decenni il lavoro prodotto da Johnson è stato oggetto di diverse esposizioni personali come quella negli anni ottanta presso il Nassau County Museum of Art, al Moore College of Art and Design in Philadelphia e da gallerie come Goldie Paley, Marian Willard Gallery e la Richard L. Feigen Gallery, entrambe in Manhattan che tutt'ora continuano a presentarlo al grande pubblico. Ormai le sue opere sono esposte presso importanti collezioni permanenti come il Philadelphia Museum of Art, la Corcoran Art Gallery di Washington o il Walzer Art Center di Minneapolis. Una delle sue assidue occupazioni preferite era quella di inviare i suoi lavori ad una persona "Add to and return to", con le istruzioni di passarla ad altri.

La Mail Art è un'esperienza d'arte concettuale e comportamentale, trasversale ad ogni precostituito gruppo di ricerca proposto in questi ultimi decenni. Essendo la risorsa più democratica e liberista del pianeta, rifiuta l'oggettualità in quanto tale e preferisce lo scambio di idee affidandosi ai processi mentali e immateriali e quindi, a operazioni incentrate preferibilmente sul linguaggio e la comunicazione. La Mail Art è una sorta di strana ragnatela di comunicazioni creata da altrettanti corrispondenti capace di superare le infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo concretamente tutte le Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile, perennemente in movimento". E' sicuramente uno dei pochi movimenti artistici al di fuori degli schemi dettati dal potere imperante del mercato dell'arte che ha resistito a tutte le offensive di disturbo e interferenza attuate in questi anni, da chi non condivide la forza dirompente di questa particolare esperienza artistica del tutto svincolata dalle modalità pre-costituite. Un sistema complesso che continuamente si confronta con altre realtà del pianeta mettendo in campo interventi sperimentali e sperimentabili di ricerca visuale. Con essa la comunicazione visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate. L'arte postale con il suo tentacolare network di contatti abbraccia ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove energie poetiche. Forse, come dice qualcuno, lo stesso "Networker" è da considerarsi la vera e più grande opera d'arte del mondo. Una sorta di grande gioco collettivo, in cui "i giochi di parole non sono solo un gioco", come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un'altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e dedicarsi compiutamente all'invenzione e alla pura creatività.

La Mail Art è ormai una rete consolidata di rapporti relazionali composta da diversi centinaia di artisti del Network che si scambiano ogni giorno messaggi creativi in forma di lettere, buste, cartoline postali, collage, poesia visiva, libri d'artista e persino oggetti tridimensionali. È un'arte che non viene creata per essere collocata in un museo o per essere mercificata, ma è "creatività spontanea" che viene scambiata senza alcun fine speculativo. In questi ultimi anni, scambi, incontri, interventi, congressi, rapporti, progetti, si sono avvicendati in un clima di corale partecipazione sempre più attiva, nel superamento di qualsiasi barriera geografica, politica e ideologica. Oggi ci appare in modo più compiuto, un grande fenomeno poetico e sociale, un vero e proprio "laboratorio di idee" che preferisce collocarsi ai margini di un'area periferica che io considero decisamente "di confine", ai margini di un sistema culturale che inaspettatamente trova la libertà e la possibilità di mettere a fuoco le idee e la creatività. Insomma, è il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera. Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante presenze individuali. La Mail Art non condivide affatto l'omologazione del linguaggio o i modi di fare anacronistici e sclerotizzati. Essa è contaminazione di idee, confronto e condivisione di nuove proposte, invenzione e creatività allo stato puro, senza alcun condizionamento e senza nessuna costrizione. La Mail Art, per tanti artisti è anche libertà e soprattutto amore. Sandro Bongiani

 

ITA

Comunicato Stampa

Project Ray Johnson / 1987 - Archivio AMAZON  Ruggero Maggi | 1. serie |

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART  GALLERY

Ray Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili”

 

La Collezione Bongiani Art Museum è lieta di inaugurare presso lo spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno e in contemporanea con la 59.  Biennale Internazionale di Venezia 2022 la mostra collettiva dal titolo:  “Ray Johnson ProjectRelazioni marginali sostenibili” a cura di Sandro  Bongiani con un progetto “add to & return” realizzato da Ruggero Maggi nel 1987 con 72  opere  scelte dell’Archivio Amazon di Milano.

 

Ruggero Maggi scrive: Ray da anni spediva sue immagini per posta invitando gli artisti ad intervenire nello spirito della New Correspondance School. Le “basi”, come li chiamo io che mi mandò furono sostanzialmente quattro e su di esse mi chiese di intervenire e rispedire “add to & return”. Così feci e, a mia volta, le mandai ad altri mail artisti. Mi sorprende che alcuni di questi fogli ancora oggi, dopo viaggi postali durati anni, ritornino al mittente!”  

 

A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) un altro importante evento in Italia dedicato all’artista americano Ray Johnson considerato dalla critica negli anni 60’ per essere “il più famoso artista sconosciuto di New York e un pioniere della performance e dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale.  Una pratica basata sulla contaminazione tra  collage, fotografia, disegno, performance e testo scritto avvalorato attraverso l’invio postale. I suoi progetti includono prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali che nascono da piccole storie, da incontri  con le altre persone, da relazioni e  riflessioni  spontanee capaci di innescare  nuovi apporti e nuove azioni al pensiero creativo”. Secondo  Ray Johnson i l’arte è vita, del resto, anche la parola “Moticos” utilizzata molto spesso deriva dalla parola osmotic, una specifica qualità caratterizzata da una reciproca influenza, uno scambio fra individui, una compenetrazione di idee, atteggiamenti e realtà culturali, insomma, un nuovo modo di pensare in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela in modo puntuale esaminando gli scritti e le azioni performative “Zen Nothings” svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.

 

Ray Johnson, nel 1962, fondò la New York Correspondance School of Art, una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale  gli elaborati  grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano  per la prima volta spediti per posta  a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione  totalmente libero, al di fuori  di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza  dal  mercato ufficiale dell’arte. Precursore  e anima ribelle, presenza enigmatica e convinto individualista, trasgressivo, estroverso, diseredato  ed eremita dell’arte americana, spesso viene  associato al gruppo  Fluxus per il carattere  solitamente  minimal-concettuale dei suoi progetti tuttavia, dobbiamo  segnalare che  Ray Johnson non ha mai fatto parte del  “Fluxus”,  ma ha comunque condiviso le  stesse problematiche e ”l’underground”   sperimentale con molti artisti di questo raggruppamento. Nei  primi anni 60, il mitico Johnson si dedicò definitivamente alla Mail Art (l’Arte Postale),  combinando  oggetti trovati  con fumetti, pubblicità, lettere e  anche pittura e colore.  Diceva che “ amava realizzare opere che combinassero giochi di parole, verbali e visivi".   Nasceva così l’arte postale, divenendo essenzialmente “operazione artistica in progress” di scambi tra individui scavalcando le figure  istituzionali del critico e del gallerista d’arte contemporanea. Oggi, ci appare uno dei personaggi più influenti  della  Mail Art  e nel contempo un  grande pioniere solitario dell’arte visuale. americana, influenzando di fatto il futuro dell'arte e  divenendo altresì il punto di riferimento per  nuove generazioni di giovani artisti.  

 

La Mail Art -scrive Sandro Bongiani- è una  sorta di strana ragnatela  di comunicazioni  creata da  altrettanti corrispondenti  capace di superare le  infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo  concretamente  tutte le  Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile,  perennemente in movimento”.  L’arte postale con il suo  tentacolare network di  contatti abbraccia  ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo diversificato di nuove  energie poetiche, una sorta di  grande “incontro” collettivo, in cui “i giochi di parole non sono solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle costrizioni e dagli impedimenti e  dedicarsi compiutamente all’invenzione e alla  pura creatività. La Mail Art, per tanti artisti è anche  libertà e  soprattutto amore e fratellanza.  

 

Artisti presenti a questa rassegna internazionale di Mail Art:

Acosta Bentos, Uruguay I Andrej Tišma, Yugoslavia  I Angel Borrero, USA I Angela e Henning Mittendorf, Germania I Anne King, Canada I Antonio Tregnaghi, Italia I Artpool, Ungheria  I B. Charpentier, Francia I Brad Goins, USA I Charles Francois, Belgio I ciTIZeN X, Canada I Cleasby, USA I CrackerJack Kid, USA  I Creative Thing, USA I D. Jenkins, USA I Daniel Daligand, Francia I Daniel Plunkett, ND I Daniele Sasson, Italia I David Tiffen, England I Desireau, Italia I E. F. Higgins III, USA I Emilio Morandi, Italia I Ennio Carbone, Italia I Gaetano Colonna, Italia I Georg Mühleck, Germania I Gerard Barbot, USA I Gilberto Prado, Brasile I Giorgio Nelva, Italia I Giovanni Fontana, Italia I Giovanni Strada, Italia I Giuseppe Canzi, Italia I Guido Bondioli, USA  I Guillermo Deisler, Cile I Harley, Usa I Harry Fox, USA I Heino Otte, Austria I Herbert  A. Meyer, Germania I Irja Lähteenmäki, Finlandia I Isao Yoshii, Giappone I J!B!B!, Spagna I Jenny Soup, USA I John M. Byrum, USA I Jorge Caraballo, Uruguay I Josè Van De Broucke, Belgio I Kees Oosterbaan, NL I Keith Bates, GB I Lancillotto Bellini, Italia I Le Depli Amoreux Mensuel, Francia I Lothar Trott, Svizzera I Mágìco Verdún, Spagna I Marcel Stüssi, Svizzera I Massimo Medola, Italia I Mike Bidner, Canada I Mike Duquette, Canada I Mogens Otto Nielsen, Danimarca I Mukata Takamura, Giappone I Mumbles, USA I Nenad Bogdanović, Yugoslavia I Oh Boy!, USA  I Oronzo Liuzzi, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Phosphorusflourish, USA I PLAGIaT, Danimarca I PLUTØNIUM PRESS, Australia I R. & D. Kamperelić, Yugoslavia I Ray Johnson, USA I Rea Nikonova, Russia I Roberto Keppler, Brasile I Roberto Zito, Italia I Rocola, USA I Ronaldo Comix, USA I Rudi Rubberoid, USA I Ruggero Maggi, Italia I Ruud Janssen, NL I Salvatore Anelli, Italia I Salvatore De Rosa, Italia I Shigeru Nakayama, Giappone I Shozo Shimamoto, Giappone I Stewart Home, GB I Thompson, USA I Tim Mc Haughlin, Canada I Walter Rovere, Italia.

 

Biografia di Ray Johnson (1927-1995)

Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.

Archivio AMAZON di Ruggero Maggi | Ray Johnson / Project Add & Return1. serie | 1987

Si ringrazia l’Archivio AMAZON di Milano creato da Ruggero Maggi nel 1979  per aver permesso la realizzazione di questa importante mostra dedicata all’artista americano Ray Johnson.

 

COLLEZIONE BONGIANI ART MUSEUM

TITOLO: Ray Johnson ProjectRelazioni marginali sostenibili

Dal 11 Maggio 2022 al 30 Giugno 2022

SALERNO

Opening 11 maggio 2022 h. 18:00

LUOGO: Spazio Ophen Virtual Art Gallery

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

CURATORI: Ruggero  Maggi e Sandro  Bongiani

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

 

 

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