BIOGRAFIA DI FRANCESCO SOMAINI
Francesco Somaini nasce a Lomazzo, vicino Como, il 6 agosto 1926. Nel 1949, dopo aver conseguito la laurea in legge all’Università di Pavia, frequenta i corsi di Giacomo Manzù all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. La Rassegna di Arti figurative promossa dalla Quadriennale di Roma nel 1948, segna il debutto di Somaini sulla scena artistica, che prosegue nel 1950 con la prima partecipazione alla Biennale di Venezia. Le opere in conglomerato ferrico realizzate in questi anni anticipano il suo periodo informale. Verso la fine degli anni ’50 il lavoro di Somaini riceve un ampio consenso critico sia alla Biennale di Venezia (1956) che alla Biennale di San Paolo in Brasile (1959), dove gli viene conferito il primo premio internazionale per la scultura. A seguito del riconoscimento conseguito in Brasile, l’artista ottiene importanti esposizioni personali in Italia, e nel 1960 espone all’Istituto Italiano di Cultura di New York. L’anno successivo alla Deuxième Biennale di Parigi riceve il prestigioso premio della critica d’arte francese. La fase informale di Somaini è caratterizzata da una ricerca di materiali e da un espansione del linguaggio plastico. Durante gli anni ’60, l’artista partecipa a numerose mostre in ambito nazionale ed internazionale. Con la conclusione del suo periodo informale, Somaini si dedica alla realizzazione di opere in grande scala. A partire dagli anni ’70 l’artista realizza una serie di studi e progetti, in cui, attraverso l’integrazione della scultura, propone una riqualificazione del tessuto urbano. Tra questi progetti vanno ricordati la proposta per il Ponte-Piazza per Gustav Gründgens Platz, Düsseldorf (1980) e il Giardino Antropomorfico e Baignade per il Parc de la Villette, Parigi (1982). Al tempo stesso mette appunto una nuova tecnica che gli permette di plasmare le sue sculture con un forte getto di sabbia a pressione. Con le tracce, nate nel 1975, introduce un’idea di movimento nel suo lavoro. Una matrice viene rotolata su una materia morbida lasciando una traccia. Presenta queste nuove sculture nella sala personale alla Biennale di Venezia nel 1978. Dalla seconda metà degli anni ’80 in poi l’artista ritorna alla produzione di sculture su larga scala. Tra le molte mostre antologiche dedicate a Somaini si ricordano le presentazioni organizzate dal Wilhelm Lehmbruck Museum, Duisburg nel 1979; Palazzo di Brera, Milano nel 1997; Castel Pergine, Trento nel 2000 e “Somaini, sculture, dipinti e disegni 1950-2001”, Como nel 2002. Francesco Somaini muore a Como il 19 novembre 2005. Nel 2007 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma allestisce la prima retrospettiva postuma dedicata alla sua opera.
Francesco Somaini: “I sudari si fanno carne”
Dopo la grande mostra antologica di F. Somaini alla Rotonda di via Besana a Milano, si è conclusa recentemente un’altra retrospettiva dello scultore Comasco alla Banca Popolare di Milano. Somaini, nato a Lomazzo nel 1926, incomincia l’attività di scultore giovanissimo (1948), con una serie di crani di cavallo in bronzo che fanno leva più sul dato emozionale che mimetico. Dopo il 1950, la sua scultura mira a cogliere le forme in crescita e in espansione dinamica. Nel 1967, crea opere come ”Fonte 1”,dove la forma viene configurata come positivo e negativo in cui il vuoto, l’assenza, assume il significato della morte, per poi approdare nel 1972, a proposte “volutamente” e provocatoriamente utopistiche dove la scultura diventa, anche, “presenza monitoria e vitalistica, fortemente conflittuale nel contesto urbano (Urgenza nella città). Verso la metà degli anni 70 incomincia a creare gli Antropoammoniti (quasi fossili umani), una sorta di sculture avvolte, ”gravide”, che appaiono come prime risposte progettuali nell’Operazione Arcevia del 1976. Corpi rotanti che diventano “macchine organiche”, presenze monitori, matrici che generano impronte e svelano tracce di memorie intime e collettive. In questa condizione, la materia-corpo si impregna di sofferenza e si trasforma in presenza ansiosa, tormentata e, soprattutto, memoria organica che rivela la tragica e triste condizione dell’uomo contemporaneo. Il bisogno essenziale che ha Somaini, è quello di dare voce al corpo affinché diventi ossessiva metafora esistenziale. Da questo corale bisogno nascono gli ultimi lavori, dove la presenza-assenza, diventa essenza del corpo, così la forma crea paesaggi antropomorfi e persino “Anamorfici”, come nell’opera “Matrice Anamorfica per la Nascita di Venere” del 1985, che prelude agli ultimi esiti della sua interessantissima ricerca plastica,’come nell’opera “Fortunia” del 1988, in cui il corpo femminile, stranamente arcuato, è matrice e nella sua circolarità anche traccia. Una entità non separata,che convive entro il flusso organico, in un succedersi misterioso di piccoli accadimenti, che l’opera cela e, che generosamente lascia affiorare. Una complessa modulazione anamorfica e organica, quasi una nuova venere” dopo quella preistorica di Willendorf, un riavvolgimento della traccia stessa dove il tempo è rappreso e infinito e si tramuta in una presenza figurativa altamente evocativa di grande spessore memoriale. In questa ultima opera “la traccia-sudario” riceve lo sperma del corpo-matrice e si fa carne pulsante, ansiosa, prepotente e, nello stesso tempo, misteriosa e precaria presenza. Una presenza inquieta che coesiste tragicamente con la sua essenza visionaria. Giovanni Bonanno Pubblicato su Dialogo n°120 - gennaio/febbraio, 1992 Anno XV pag. 30
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Pagina di Francesco Somaini su Scultura Italiana
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